Per quanto possa sembrare incredibile, i batteristi che vanno davvero bene a tempo, e lo fanno musicalmente e con feeling, sono rari, e ovviamente richiestissimi.
Il fatto è che per alcuni batteristi andare bene a tempo è un’idea piuttosto approssimativa, data per scontata, nel senso che suonare la batteria automaticamente vuole anche dire avere un buon timing, o al massimo basta mettersi in cuffia un bel metronomo e allora la questione è risolta.
Mentre ovviamente la situazione è un po’ più delicata. Come per qualsiasi abilità, se vogliamo averne padronanza dobbiamo andare in profondità.
Per questo motivo ho pensato di organizzare le tecniche e concetti sviluppati nel corso di molti anni in un programma graduale e coinvolgente, che coprisse tutti i dettagli più importanti.
Ho organizzato il libro in sezioni, una per ogni argomento principale:
- La differenza tra Timing, Groove e Feeling.
- Suonare sul beat, avanti o indietro.
- Imparare diverse strategie per gestire le imperfezioni.
- Suonare con e senza metronomo.
- Suonare con loops e sequenze.
- Creare un buon mix in ascolto.
- Gestire le dinamiche di Timing in una band.
- Comprendere le dinamiche di Timing nei diversi generi musicali.
- Come fare della registrazione un potente strumento di feedback.
In totale sono 100 pagine, in cui troverai tutte le soluzioni che ti servono per diventare un timekeeper superlativo, in grado di fornire una pulsazione costante, andare bene a tempo con gli altri musicisti, e fare tutto questo con un buon feeling e suonando con groove, con o senza metronomo.
In questo estratto gratuito ci concentreremo sulla differenza tra Timing, Groove e Feeling, e inoltre su un paio di idee per gestire le imperfezioni e rinforzare la nostra pulsazione interna.
Lavoreremo inoltre su una dozzina di esercizi scelti tra gli oltre 50 studi inclusi nel metodo. Ho arrangiato queste pagine in modo che siano una sorta di mini corso, che puoi usare per compiere istantaneamente un salto di qualità nel tuo Timing.
Puoi scaricare qui il booklet:
Come discusso in tutto Confident Drummer, isolare il livello logico, fisico ed emozionale dell’abilità che vogliamo perfezionare garantisce grande chiarezza e risultati nettamente superiori.
Per questo motivo, anche parlando di tempo, è utile ricorrere a questo modello, che permette di comprendere come le diverse componenti si relazionano tra loro e contribuiscono a definire il nostro timing:
– La parte logica, concettuale, riguarda il nostro senso della pulsazione, la percezione del tempo e quanto sentiamo correttamente gli spazi tra le note.
Tutta la tecnica o il gusto musicale del mondo svaniranno nel nulla se a sostenerli non c’è sicurezza su dove si trova esattamente ogni nota.
LA PARTE LOGICA DELL’ANDARE A TEMPO DETERMINA IL NOSTRO TIMING.
– La parte fisica riguarda il controllo tecnico che ci permette di riprodurre fedelmente la pulsazione percepita.
Definito il groove come la continuità con cui suoniamo e la regolarità dei posizionamenti delle nostre note, è evidente la sua correlazione con la parte fisica, poiché a grande controllo tecnico corrisponde grande precisione di esecuzione, e quindi grande regolarità.
E’ per questo che spesso una buona fetta dei problemi di tempo di un batterista risiede nei suoi limiti tecnici.
LA PARTE FISICA DELL’ANDARE A TEMPO DETERMINA IL NOSTRO GROOVE.
– La parte emozionale riguarda il feeling e le emozioni trasmesse da quello che suoniamo.
Se suonando proviamo delle emozioni, e se non ci sono blocchi concettuali o tecnici, allora quelle emozioni affioreranno inevitabilmente e spontaneamente in ciò che eseguiamo.
Entrano in gioco tre elementi: dobbiamo essere in grado di riconoscere le nostre emozioni, dobbiamo essere in grado non solo di provarle ma anche di crearle, e dobbiamo essere in grado di trasferirle accuratamente in quello che suoniamo.
Il modo di farlo è sia allenarsi a provare emozioni, che ricorrere alla manipolazione della pulsazione suonando avanti o indietro.
LA PARTE EMOZIONALE DELL’ANDARE A TEMPO DETERMINA IL NOSTRO FEELING.
Tuttavia, non importa quanto miglioriamo il nostro senso del tempo, rimane il fatto che non arriveremo mai all’assoluta perfezione di esecuzione.
Vediamo quindi due delle undici strategie dal capitolo su come gestire le imperfezioni, rinunciando alla perfezione ma puntando comunque all’eccellenza:
1– Sviluppiamo e affiniamo un nostro sistema di allarme. Possiamo pensare a questo meccanismo come a un sistema di allarme che si attiva quando ci discostiamo dal beat.
Più a lungo studiamo con un affidabile riferimento esterno (metronomo, loops o musicisti con ottimo timing), più questo sistema diventa sensibile e si aziona a ogni microscopica variazione.
A un certo punto sarà così consolidato che interverrà anche in assenza di riferimenti esterni. Sentiremo emergere in automatico una sensazione che ci avviserà che stiamo deviando leggermente, e correggeremo di conseguenza.
Questo prezioso meccanismo sarà fondamentale per fare i dovuti aggiustamenti, in maniera impercettibile, prima che l’allontanamento dal beat sia tale da non consentire un rientro lineare e indolore.
2– Facciamoci carico di dov’è il beat. Non possiamo pensare di inseguire perennemente il metronomo, e neanche di usarlo per sempre come un’eterna stampella di supporto al nostro timing.
La regola è che il metronomo va benissimo per studiare, oppure come strumento nei contesti musicali nei quali è richiesto, ma non deve diventare una dipendenza per il batterista.
E’ facile infatti arrivare a farci affidamento per talmente a lungo da non poterne più fare a meno. Il problema è che non possiamo permetterci di lasciar guidare il click, perché rischiamo di essere a tempo ma suonare malissimo, rigidi e insicuri. Sempre alla ricerca della conferma da parte del click, a ogni beat, che ci dice se andiamo bene e siamo giusti.
A un certo punto è fondamentale fare il salto di qualità e iniziare ad assumerci la responsabilità del tempo, fidandoci del nostro senso della pulsazione e ricorrendo eventualmente a delle micro correzioni, quando necessario.
Ma sempre da una posizione dalla quale siamo noi che forniamo la pulsazione, e nel farlo manteniamo un nostro portamento.
Diamoci il permesso di guidare noi, e di essere dei veri leader: comodi, sicuri, rilassati, autorevoli. Dopotutto siamo il motore della band!
La chiave è questa: anche quando studiamo a click, lo percepiamo come un riferimento sul quale verifichiamo il tempo che noi stiamo generando, e non come il tempo corretto al quale dobbiamo uniformarci. Distinzione sottile ma fondamentale.
La trascrizione degli esercizi, così come il sommario di tutti i contenuti, è inclusa in questo PDF di 11 pagine.
Ogni esercizio è linkato al suo video dimostrativo su YouTube, a cui puoi accedere cliccando sulla trascrizione. Se vuoi dare un’occhiata all’intero video di 6 minuti puoi cliccare QUI.
Per scoprire di più e per acquistare il metodo puoi visitare la pagina dedicata, qui:
‘Click & Timing’ – Altitude Drumming – Volume 6
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