Nella PARTE 1 di questa serie abbiamo discusso a fondo tutta la teoria e i concetti implicati nel suonare avanti o indietro rispetto al beat, in modo da stabilire le fondamenta su cui poggiare il lavoro che va fatto per padroneggiare questa abilità. Ora è il momento di mettersi a studiare.
L’esercizio fondamentale per lo sviluppo di questa tecnica consiste nel provare a discostarsi dal click suonando leggermente avanti o indietro, ovvero arrivando un poco in anticipo o in ritardo rispetto al metronomo. ‘Un poco’ significa circa 10 millisecondi (1/100 di secondo).
Ci sono due modi di assicurarci che siamo più o meno lì: il più diretto è quello di ascoltare le dimostrazioni video e cercare di emulare ciò che sentiamo.
Il modo più preciso, e che raccomando, è di usare una Digital Audio Workstation (come Pro Tools, Logic o Reaper), registrarci, e non solo riascoltare ma anche misurare, su una vera e propria griglia sullo schermo del pc, che le nostre note siano uniformemente fuori dal beat di 10 millisecondi (con un margine di un paio di millisecondi in più o in meno) e che stiamo effettivamente ottenendo il risultato che ci prefissiamo.
E’ importante approfittare dei moderni strumenti di registrazione audio per riesaminare le nostre performance: il feedback ottenuto sarà indispensabile per verificare qual’è la sensazione trasmessa e se è quella desiderata o meno.
I due seguenti screenshot mostrano il modo in cui 5 e 10 millisecondi fuori dalla griglia (indietro in questo caso) appaiono in una DAW quando vengono ingranditi a sufficienza. La traccia di colore verde è il Rullante. Cliccando sull’immagine è possibile ascoltare il modo in cui suonano.
5 millisecondi:
10 millisecondi:
Possiamo anche dare un’occhiata a questi due brevi clip in cui suono due pezzi con un approccio behind the beat e ahead of the beat, rispettivamente, per farsi un’idea dell’effetto sul feel:
– Estratto di traccia suonata con approccio indietro sul beat.
– Estratto di traccia suonata con approccio avanti sul beat.
Partiamo con un semplice esercizio preparatorio: dei quarti, eseguiti sul Rullante a un tempo lento ma comodo (80 bpm), 5 minuti al giorno avanti e 5 minuti indietro, dedicando qualche settimana a familiarizzare con l’idea e col controllo richiesto.
Rullante indietro:
Rullante avanti:
Una volta raggiunta una buona padronanza su questo esempio di base, si può passare alla lista di esercizi qui sotto.
Per lavorare sullo sviluppo di queste sfumature a un livello professionale possiamo usare il seguente programma in tre parti:
- Livello 1: Suonare avanti o indietro simultaneamente con tutti gli arti e concentrandosi su una singola quantità di circa 10 millesimi di secondo. Affrontare l’intera serie di studi che include esercizi, poi groove e fill, e infine tempi sempre più veloci e anche improvvisazioni.
- Livello 2: Ripetere tutto provando diverse quantità. Nello specifico l’ancora più sottile deviazione di 5 millisecondi.
- Livello 3: Ripetere tutto (dove possibile) sperimentando con l’uso di un solo arto per volta che suona avanti o indietro, soprattutto il Rullante.
E’ importante che studiamo questi livelli e gli studi seguenti esattamente nell’ordine proposto. Ancora più importante è rimanere su ogni passaggio fino a padroneggiarlo completamente, il che richiede molta pazienza, considerata l’insolita combinazione tra semplicità degli esempi e difficoltà dell’esecuzione precisa richiesta.
Potremmo lavorare esclusivamente sul Livello 1 e fermarci lì, oppure andare più in profondità e completare tutto in base ai nostri bisogni.
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Livello 1:
Esercizio 1: metti il metronomo a 60 bpm, e suona dei quarti per 5 minuti esattamente sul beat e con ogni arto separatamente (per un totale di 20 minuti). Ripeti tutti i giorni.
Esercizio 2: metti il metronomo a 60 bpm, quindi suona 5 minuti concentrandoti sul disporre i colpi leggermente dopo il click (indietro).
L’idea è che si deve sentire un leggerissimo, costante flam tra click e nota suonata. Quel flam equivale a circa 10 millisecondi.
Ripeti per ogni arto come nell’esercizio 1.
Esercizio 3: 60 bpm, 5 minuti per ciascun arto, ma questa volta metti le note appena prima del click (avanti).
Esercizio 4: 60 bpm, esattamente sul beat come nell’esercizio 1, ma questa volta suona unisoni per 10 minuti, con tutti e quattro gli arti allineati, che suonano simultaneamente.
Esercizio 5: 60 bpm, indietro come nell’esercizio 2, ma suonando degli unisoni per 10 minuti.
Esercizio 6: 60 bpm, avanti come nell’esercizio 3, ma suonando degli unisoni per 10 minuti.
Esercizio 7: suona dei quarti con ogni arto, e suona 4 misure sul click, 4 indietro, 4 sul click, 4 avanti, in loop. 5 minuti per ogni arto, a 60 bpm.
Esercizio 8: ripeti l’esercizio 7, ma questa volta suona unisoni, 10 minuti al giorno, ripetendo lo studio completo su ciclo di 16 misure (4 misure sul click, 4 indietro, 4 sul click, 4 avanti).
Esercizio 9: inizia a sperimentare con un semplice groove, a 60 bpm, e suonalo 5 minuti sul click, 5 minuti indietro e 5 minuti avanti.
Video Demo – Sul Tempo
Video Demo – Indietro
Video Demo – Avanti
Esercizio 10: improvvisa dei semplici fill e fraseggi, a 60 bpm, e suonali 5 minuti sul click, 5 minuti indietro e 5 minuti avanti.
Video Demo – Sul Tempo
Video Demo – Indietro
Video Demo – Avanti
Esercizio 11: suona un groove e alternalo a dei fill improvvisati, il tutto a 60 bpm. Scegli una struttura con fill ogni 2 o 4 misure e suona 5 minuti sul click, 5 minuti indietro e 5 minuti avanti.
Video Demo – Sul Tempo
Video Demo – Indietro
Video Demo – Avanti
Esercizio 12: ripeti l’esercizio 11 a diverse velocità, partendo da 80, 100, 120 e 140 bpm. Suona 5 minuti al giorno a ciascun bpm.
Video Demo – 80 bpm – Sul Tempo
Video Demo – 80 bpm – Indietro
Video Demo – 80 bpm – Avanti
Video Demo – 100 bpm – Sul Tempo
Video Demo – 100 bpm – Indietro
Video Demo – 100 bpm – Avanti
Video Demo – 120 bpm – Sul Tempo
Video Demo – 120 bpm – Indietro
Video Demo – 120 bpm – Avanti
Video Demo – 140 bpm – Sul Tempo
Video Demo – 140 bpm – Indietro
Video Demo – 140 bpm – Avanti
Esercizio 13: ripeti gli esercizi dall’1 al 10 ad almeno altre due velocità: 80 bpm e 100 bpm.
Esercizio 14: ripeti gli esercizi 11 e 12 improvvisando ritmi e fill più complessi.
Concentrandosi su un esercizio a settimana il programma richiederà circa tre mesi di studio.
Si tratta di una strategia specifica, considerata la complessità dell’argomento, per lasciare sedimentare le informazioni e iniziare gradualmente a riconoscere le sensazioni connesse a ciascun approccio al tempo, fino a poter eseguire senza sforzo ogni variazione.
Possiamo dedicare giornate intere ad approfondire un certo approccio, in modo da familiarizzare ancora di più con ciascuna dimensione.
Livello 2:
Se vogliamo spingere queste tecniche fino al loro massimo livello possiamo ripetere tutti gli esercizi concentrandoti su una sfumatura diversa di ‘avanti’ e ‘indietro’.
Come spiegato potremmo studiare tutto da capo cercando si stare pochissimo avanti e pochissimo indietro, in modo da avere ancora più padronanza e poter decidere non solo se stare davanti o dietro la pulsazione, ma anche di quanto.
Il tutto a beneficio delle opzioni a nostra disposizione per stabilire che feeling trasmettere alla musica.
Quindi, una volta che posizionare note avanti o indietro rispetto al beat non è più un problema, è il momento di perfezionare l’intero processo lavorando sulla quantità di 5 millisecondi.
Avendo sviluppato il controllo dei 10 millisecondi abbiamo ora la sensibilità necessaria per distinguere infinitesimali frazioni di secondo (che tra l’altro significa che il nostro timing è migliorato enormemente).
Di nuovo, per studiare efficacemente questa variante molto sottile, è fondamentale sia registrarsi e riascoltarsi, che fare buon uso dell’aiuto di una DAW.
A questo punto saremo in grado di gestire 5 sfumature sul tempo, che possiamo definire nel seguente modo:
- Molto avanti (10 millisecondi).
- Poco avanti (5 millisecondi).
- Esattamente sul beat.
- Poco indietro (5 millisecondi).
- Molto indietro (10 millisecondi).
La dimostrazione che segue mostra queste variazioni usando una ritmica elementare, e possiamo partire da lì (notiamo che queste micro variazioni non si possono trascrivere usando la notazione musicale corrente).
Successivamente l’idea è di ripetere tutti gli esercizi dal Livello 1 usando l’approccio dei 5 millesimi, in modo da coprire tutte e 5 le sfumature in diversi scenari.
Poco avanti (5 millisecondi):
Molto avanti (10 millisecondi):
Poco indietro (5 millisecondi):
Molto indietro (10 millisecondi):
La quantità di cui ci spostiamo ha un effetto tanto più evidente quanto è veloce il bpm a cui suoniamo. Anche per questo motivo è utile avere controllo di diverse sfumature.
Mentre a velocità molto lente 5 millesimi di secondo sono praticamente impercettibili, ai bpm più alti saranno la massima dose sulla quale possiamo intervenire.
Questo succede perché 5 millesimi di secondo sono una frazione molto più grande di un beat veloce che non di un beat lento. Se a 60 bpm ogni beat dura 1 secondo, 5 millesimi saranno lo 0.5% del beat. Ma a 120 bpm, 5 millesimi saranno l’1%. E così via.
Quindi prendiamo le due sfumature di 5 e 10 millesimi come un riferimento, un punto di partenza, e non come una regola inflessibile.
Livello 3:
Infine possiamo ripetere tutto concentrandoci su un solo arto per volta e quindi solo un elemento del groove (in realtà questo si può applicare solo agli esercizi dal 9 al 14 del Livello 1).
In questo caso le possibilità sono:
- Spostare solo il Rullante, mantenendo inalterati (cioè esattamente sul beat) Cassa e Charleston. Come già detto si tratta della soluzione più utilizzata, nonché la più importante da studiare.
- Spostare solo la Cassa, mantenendo inalterati Rullante e Charleston.
- Spostare solo il Charleston, mantenendo inalterati Cassa e Rullante.
Anche questa fase richiede un lungo periodo, che, in base a quanto abbiamo approfondito le parti precedenti, può variare da qualche settimana a molti mesi.
Rullante Avanti:
Rullante Indietro:
Cassa Avanti:
Cassa Indietro:
Charleston Avanti:
Charleston Indietro:
Per farsi un’idea di come tutti questi esempi suonano è importante guardare il video dimostrativo su YouTube, accessibile anche cliccando su ogni trascrizione/link.
Un dubbio che salta spesso fuori è cosa debba fare il Charleston relativamente alle note di Cassa e Rullante che vengono spostate.
Lo spostamento di un solo suono comporta inevitabilmente un micro flam tra le parti interessate. Anche solo un flam di 1 centesimo di secondo (10 millesimi) può essere udibile e fastidioso.
La soluzione standard è quindi quella di assecondare, con le note che si trovano all’unisono con quelle spostate, la stessa dose di anticipo o ritardo.
Questo crea un leggerissimo saltellio (hump) della parte coinvolta, che per il resto rimane invariata. Questa oscillazione non solo è accettabile ma contribuisce anche a rinforzare il groove.
Solo una volta fatto tutto questo lavoro saremo pronti per addentrarci nella gestione simultanea di questo parametro mescolato a tutte le altre cose che suoniamo, con enormi implicazioni, e soddisfazioni, per quanto riguarda la raffinatezza e spessore dei nostri grooves e del nostro feeling.
Possiamo sperimentare e approfondire quanto desideriamo. Ricordiamo che è essenziale assicurarsi che una volta stabilito un certo feel (avanti, indietro o sul beat), i nostri fills siano sulla stessa lunghezza d’onda dei groove.
Quello che si svilupperà, nel tempo, è una certa sensazione interna che si collega al suonare con un certo posizionamento: ci sentiremo in un certo modo quando siamo avanti e in un altro quando siamo indietro.
Più affiniamo questa abilità e più il tornare a quella certa sensazione ci darà la certezza di stare effettivamente suonando con l’approccio desiderato.
Per concludere, ribadiamolo: suonare avanti o indietro non vuol dire accelerare o rallentare! Vuol dire interpretare il click o il beat, cioè la pulsazione, girandoci intorno in maniera molto sottile.
Ciò è ovviamente più evidente quando abbiamo un metronomo a cui riferirci (o un altro strumento musicale suonato con timing posizionato esattamente sul beat), ma col tempo la nostra sensazione interiore di dov’è la pulsazione sarà così consolidata che potremo suonare avanti o indietro rispetto a questo riferimento interno, e quindi ottenere gli stessi risultati, anche senza click.
Di fatto, appena interiorizzata questa abilità assieme al metronomo, potremmo ripartire ripetendo il percorso senza click.
In questo caso il riferimento rispetto al quale suonare sul tempo o avanti o indietro sarà esclusivamente il nostro clock interno, cioè il nostro timing.
Ovviamente in questo caso sarà ancora più importante registrarci, fino alla creazione di una solido collegamento tra la sensazione che è nostra intenzione creare, e ciò che effettivamente viene riversato in quello che stiamo suonando.
Una volta stabilito questo collegamento, e una volta consolidata la sicurezza che la sensazione che vogliamo trasmettere sia espressa fedelmente nelle nostre esecuzioni, basterà concentrarsi sulla particolare soluzione per ottenere il risultato voluto.
Tornare a una certa sensazione interiorizzata ci farà suonare con quel posizionamento e ci farà generare il feeling e le emozioni associate descritte nella PARTE 1.
Nella PARTE 3 ascolteremo alcuni esempi tratti da dischi nei quali riconoscere queste tecniche in azione.
Risorse correlate:
PARTE 1 – Teoria
PARTE 3 – Esempi
‘Groove Mastery & Formulas’ – Altitude Drumming – Volume 8
‘Click & Timing’ – Altitude Drumming – Volume 6
‘Theory & Concepts’ – Altitude Drumming – Volume 1
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