Di tutti i meccanismi che utilizziamo per suonare la batteria, le dita sono il più piccolo.
Questo conferisce loro il vantaggio di essere la parte anatomica più veloce, anche se non molto potente.
Sfruttando questa caratteristica ci sono molti batteristi che hanno fatto delle dita il principale generatore di colpi togliendo ai polsi questo compito.
Ciò garantisce sicuramente una maggiore velocità massima, ma allo stesso tempo rischia di compromettere precisione e qualità del suono.
Il polso è una parte estremamente più precisa e affidabile, e considerato che sulla batteria ci spostiamo in continuazione su superfici che hanno rimbalzi diversi, concentrarsi quasi esclusivamente sulle dita è limitante.
Inoltre, ottenere il colpo chiudendo le dita è un tipico errore tecnico, che pregiudica la precisione del timing delle note che eseguiamo, nonché la possibilità di usare correttamente il rimbalzo.
Un approccio più equilibrato e redditizio è, per mia esperienza, quello di vedere le dita come dei cuscinetti che controllano il rimbalzo, garantendoci quindi rapide successioni di note quando necessario, ma soprattutto ammortizzando il colpo e quindi regalandoci un suono più morbido e pieno e dissipando l’energia inutilizzata in maniera del tutto naturale.
Come discusso in ‘Meccanica e Moeller – Usare Gravità e Rimbalzo per Suonare facendo Zero Fatica‘, il rimbalzo è energia gratuita a nostra disposizione, che dobbiamo solo imparare a gestire.
Una volta messa in moto la bacchetta, i colpi successivi si possono ottenere controllando con le dita il rimbalzo derivante dall’energia della prima nota.
Il controllo del rimbalzo è quindi fondamentale per suonare la batteria in maniera rilassata, con un bel suono e senza fare fatica.
In quest’ottica è utile partire esercitandoci con dei Down Stroke, nei quali subito dopo la nota lasciamo che la mano rimanga morbida e assorba la nota tramite una leggera apertura delle dita (il fulcro rimane quindi rilassato ma ben saldo).
Poi possiamo lavorare su esercizi dedicati allo sviluppo delle sole dita, prima una mano per volta e poi alternando le due mani.
Non è necessario che siano niente di complesso, bastano delle semplici sequenze di sedicesimi o terzine.
Gli esercizi possono essere eseguiti anche isolando lo sviluppo di un dito per volta (solo dito medio, solo anulare e solo mignolo).
Sebbene sia preferibile non optare esclusivamente per l’impostazione francese, considerato che questa ottimizza l’efficacia delle dita per studiarle e svilupparle possiamo usare la mano con quella impugnatura, prima di passare alla loro integrazione nella versione americana dell’impugnatura delle bacchette.
Per questa ragione eseguiamo i nostri esercizi una prima volta generando i colpi solo con le dita, apposta per svilupparle, senza usare i polsi e tenendo il pollice rivolto verso l’alto come si fa con la French Grip.
Ecco un esempio:
Poi ripetiamo tutto una seconda volta riportando la mano nell’impostazione americana, con il polso sopra la bacchetta.
Facendo questi due passaggi sarà molto più facile utilizzare solo le dita anche con questa posizione della mano.
Alla fine di questo percorso suonando il tamburo avremo la sensazione di stare palleggiando una palla, con le dita che assecondano comodamente il rimbalzo e simultaneamente ne traggono il massimo beneficio.
In caso di esercizi con accenti procediamo come suggerito in ‘Meccanica e Moeller‘: prima eseguiamo l’accento coi soli polsi, e poi ripetiamo tutto intervenendo col movimento Moeller.
In questo caso va chiarito che nel caso dell’impostazione francese i movimenti del polso e quelli della tecnica Moeller sono in parte ancora a nostra disposizione.
Semplicemente sono meno naturali e quindi c’è questo compromesso in cui dobbiamo rinunciare a un poco della loro efficacia per poter studiare meglio le dita.
Ma non significa che non possiamo usarli lo stesso.
Infine, ricordiamo che la chiave del controllo è il contatto delle dita con la bacchetta. In nessuno di questi esercizi le dita devono staccarsi dalla bacchetta, perché nel momento in cui questo avviene non abbiamo più controllo.
Risorse correlate:
‘Hands & Mechanics’ – Altitude Drumming – Volume 2
Drum Technique Booster – The Masters’ Approach
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