Se con le mani la scelta delle bacchette è importante, quando si passa ai pedali bisogna conoscere ancora meglio i dispositivi che si andranno a usare.
Pedali non adatti o regolati male vanificheranno qualsiasi sforzo da parte nostra e diventeranno una zavorra per il nostro miglioramento.
In questo articolo capiamo come scegliere e settare i pedali di Cassa e Charleston.
Innanzitutto notiamo che i pedali hanno una dimensione base standard. Probabilmente in futuro avremo anche la possibilità di scegliere la larghezza e lunghezza del pedale in base a quanto sono grandi i nostri piedi.
In realtà il fatto che oggi la misura sia una sola è un vantaggio, perché elimina uno dei fattori di scelta che andrebbero a complicare le regolazioni possibili.
Inoltre, siccome la tecnica moderna dei pedali prevede di suonare quasi sempre con la punta dei piedi, la dimensione dei pedali diventa irrilevante.
Parlando di qualità, oggi la qualità costruttiva è molto elevata, sia per i pedali della Cassa che per le aste e i pedali del Charleston.
Persino pedali entry-level sono di qualità almeno decente. Tuttavia, considerato il livello di sollecitazione cui sono sottoposti questi strumenti, quelli troppo economici dureranno molto meno e manterranno le nostre regolazioni con molta meno precisione.
All’estremo opposto abbiamo pedali fantascientifici con opzioni incredibili e mille regolazioni possibili.
Anche questo a mio avviso può essere un limite, perché finisce per complicare le cose a dismisura e non si capisce mai se la regolazione che si sta provando funziona veramente o no.
La semplicità paga: nella maggior parte dei casi un buon pedale di fascia media garantirà tutta l’affidabilità di cui abbiamo bisogno anche in ambiti professionali e tutte le opzioni indispensabili per una regolazione ottimale.
Il doppio pedale Tama Iron Cobra con cui ho girato alcuni video (come questo) ha di recente compiuto vent’anni e funziona ancora perfettamente.
Per quanto riguarda soprattutto il pedale della Cassa è importante che abbia una spessa base metallica che lo mantenga stabile e che ci garantisca una sensazione di sicurezza e solidità.
Passiamo alle regolazioni.
Per prima cosa, cerchiamo di avere su entrambi i pedali una escursione il più simile possibile e anche una resistenza alla pressione che sia il più simile possibile.
Questo non è facilissimo da ottenere, per via delle differenze tra i due tipi di pedale e la risposta radicalmente diversa tra piatti e pelli, ma ci si può avvicinare a sufficienza e raggiungere un buon equilibrio.
Regoliamo il Charleston in modo che il pedale affondi di 20 o 25 millimetri.
Possiamo farlo agendo sul pedale e poi avvitando la macchinetta, o anche sollevando e poi serrando il piatto superiore.
Questo ci permetterà di avere una risposta molto simile a quella della Cassa, e anche di ottenere tutti i suoni che vogliamo.
Lo stesso vale per la molla: le aste del Charleston hanno una vite che permette di tarare la durezza della molla, e possiamo regolarla in modo che sia per quanto possibile uguale a quella del pedale della Cassa.
A tal proposito, per un buon punto di partenza col pedale della Cassa possiamo procedere così:
- Battente angolato di circa 45 gradi in posizione di riposo. In questo modo abbiamo tutta l’escursione del pedale che ci serve per suonare a diverse dinamiche e a diverse velocità (circa 25 millimetri, come detto).
- Battente fissato tra i 15 e i 20 centimetri dall’asse del pedale, in modo da colpire il centro della pelle (su una Cassa standard da 22 pollici).
Così otteniamo il miglior suono possibile e anche una leva molto bilanciata. Per casse più piccole o più grandi andrà bene il compromesso di colpire leggermente fuori dal centro, in quanto la priorità è mantenere la leva alla lunghezza stabilita. - Molla con la minore tensione possibile che ci permette di avere un buon ritorno del pedale anche in caso di colpi in rapida successione.
Un molla troppo tirata, sebbene faciliti le velocità estreme, a tutte le altre velocità provocherà tensioni inutili e renderà la nostra tecnica rigida e innaturale.
Siccome un pedale è un sistema di leve, in quelli più complessi oltre alla regolazione della lunghezza dell’asta troviamo contrappesi, guide per la catena (camme) di forme diverse e viti per angolare a piacimento il battente.
Come accennato prima, troppe regolazioni sono un problema. Possono diventare un vantaggio se troviamo quella che funziona per noi, ed è certamente possibile.
Ma considerato quanto tempo ci vuole ad avere un feedback preciso di quanto una certa regolazione funzioni e di che risultati ci stia dando, è molto più probabile finire per perdersi.
Questa è la mia esperienza e punto di vista.
Tutti i pedali possono funzionare mediante catene o mediante cinghie (esiste anche la trazione diretta ma è piuttosto rara). La catena, per via della sua risposta fedele e della sua affidabilità, tende a essere la soluzione preferita, sebbene ci sia chi ama la sensazione più morbida e la reazione leggermente più veloce della cinghia.
Infine, è importante avere le pedane disposte in maniera tale da agevolare il posizionamento del piede, in particolare se stiamo suonando con la pianta.
Nel posizionare il nostro set-up le pedane dei pedali saranno quindi angolate (e non parallele) così come lo sono gli assi tra i due piedi quando ci sediamo e divarichiamo le gambe.
Risorse correlate:
‘Bass Drum & Feet’ – Altitude Drumming – Volume 3
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